C’è un nuovo termine che sta rimbalzando tra le scrivanie dei professionisti del marketing digitale più attenti. Il trend è stato lanciato di recente da un teaching assistant dell’Università di Oslo, Mainul Hasan, in un articolo su WebDevStory. Tre parole che potrebbero ridisegnare le mappe del web: Generative Engine Optimization.
L’articolo accende i riflettori su un cambiamento che ormai è sotto gli occhi di tutti: l’ascesa vertiginosa di strumenti come ChatGPT, Bing AI e Google Gemini, che stanno rivoluzionando il nostro modo di cercare e consumare informazioni. Invece di restituire pagine da scorrere, questi motori generano risposte dirette, mescolando fonti, dati e contenuti in tempo reale.
Ed è proprio qui che entra in gioco la GEO: un approccio totalmente nuovo che non punta più a scalare i risultati di Google, ma a far comparire i tuoi contenuti nelle risposte delle intelligenze artificiali.
Una strategia non solo utile ma necessaria: perché se il tuo contenuto non è parte dei dati da cui l’AI attinge, il rischio è chiaro — sparire.
E chi si muove adesso ha un vantaggio: la GEO è un oceano blu, ancora poco affollato, dove a vincere non è chi urla più forte, ma chi è più chiaro, strutturato, citabile.
Vediamo meglio in cosa consiste davvero questo nuovo approccio, come differisce dalla SEO tradizionale, e quali sono le strategie già attuabili per entrare nelle conversazioni delle AI. Ma prima: cosa significa davvero essere “ottimizzati per l’intelligenza artificiale”?
Hai mai pensato a cosa succede quando un utente chiede qualcosa a ChatGPT? Hai mai considerato che il tuo contenuto potrebbe essere la risposta… oppure non esistere affatto nel mondo delle AI?
In Social Thingum ce lo siamo chiesto, e cercheremo oggi di ottenere qualche risposta. Per noi che facciamo dell’innovazione uno dei nostri valori fondanti si tratta di un tema indubbiamente importante.
Cos’è la GEO? È un pericolo?
La GEO è un approccio che sposta il focus dalla pagina dei risultati alla risposta generata. Non serve più solo arrivare primi su Google. Serve farsi scegliere dalle AI come fonte utile, chiara, pertinente.
Gli strumenti che ogni giorno milioni di persone usano — come ChatGPT, Gemini e Bing AI — non indicizzano e ordinano i link, ma generano risposte testuali. E lo fanno attingendo da dati già addestrati, fonti web aggiornate in tempo reale e contenuti citabili.
In questo contesto, GEO significa una cosa precisa: ottimizzare ciò che scrivi affinché possa essere scoperto, citato o referenziato da queste intelligenze artificiali.
Quando un utente chiede “Quali sono le migliori aziende sostenibili nel packaging?”, la risposta dell’AI non arriva da una SERP. Arriva da un insieme di contenuti di qualità — e solo quelli che l’AI può comprendere, estrarre e riutilizzare entrano a farne parte.
Ed è qui che tutto cambia.
Con l’evoluzione delle abitudini di ricerca, infatti, sempre più utenti si affidano all’intelligenza artificiale per ottenere risposte complesse e incrociate, soprattutto nel caso di long tail query. La GEO nasce per rispondere a questa esigenza.
Molti temono che l’intelligenza artificiale tolga traffico ai siti originali, ma è una visione miope: la GEO non è un pericolo. In realtà, l’utente che cerca su un LLM non lo avrebbe fatto su Google: l’alternativa non è tra clic o non clic, ma tra essere citati o essere invisibili.
La verità è che il mondo delle ricerche online è cambiato, come segnalato da un articolo del Wall Street Journal. Adesso, infatti, non solo gli stessi Google e Bing mostrano all’inizio della SERP un riassunto dei risultati più in alto nella ricerca, ma gli utenti tendono sempre di più a usare gli LLM come motori di ricerca veri e propri. La Generative Engine Optimization (GEO) ti permette quindi di occupare uno spazio nuovo — quello delle risposte dirette generate dall’AI — dove la concorrenza è ancora bassa e la visibilità è altissima. Se vieni citato come fonte da un LLM, il tuo contenuto acquisisce credibilità immediata: l’utente lo percepisce come affidabile, perché proposto da un’intelligenza artificiale ritenuta imparziale, e non da un motore tradizionale soggetto a sponsorizzazioni o dinamiche SEO manipolabili. In un mondo dove le prime impressioni arrivano da un’AI, essere presenti nel suo discorso è già un vantaggio competitivo.
Scrivere contenuti “per Google” non basta più. Bisogna scrivere per l’AI, in modo che il tuo brand, i tuoi dati, la tua autorevolezza diventino parte del nuovo sistema cognitivo che risponde al mondo.
Nella prossima sezione vedremo come si fa. E, soprattutto, perché chi inizia adesso è già in vantaggio. Quando si tratta di AI è importante intercettare i trend fin da subito, perché nuovi cambiamenti potrebbero essere dietro l’angolo. In un articolo, ad esempio, abbiamo parlato di come, proprio di recente, l’AI abbia cambiato il mondo dell’e-commerce.
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Dentro la GEO: le tecniche che fanno entrare i tuoi contenuti nelle risposte AI
L’ottimizzazione per i motori generativi (GEO) si fonda su un presupposto radicalmente diverso rispetto alla SEO tradizionale: non ci sono più pagine di risultati da scalare, ma risposte sintetizzate da modelli di linguaggio come GPT, Gemini e Perplexity.ai, che recuperano, riassumono e riformulano contenuti provenienti da più fonti.
Per apparire in queste risposte AI, i contenuti devono essere facilmente comprensibili dai modelli, ben strutturati, ricchi di informazioni verificabili, e soprattutto presentati in modo da essere “riusabili” nel testo generato dalle AI. Questo processo è il cuore della Generative Engine Optimization. E quindi cosa funziona davvero?
Il team di ricercatori autori di due paper fondamentali sulla GEO ha testato varie strategie su larga scala (GEO-Bench, 10.000 query da domini diversi). Ecco le tre che sono decisamente più efficaci:
- Citazione di fonti affidabili: l’inclusione di citazioni da fonti affidabili aumenta la visibilità fino al 115% nei motori generativi, specie per siti a basso ranking SEO.
- Aggiungi citazioni testuali (“virgolettati”): aggiungere citazioni dirette da esperti o testi riconosciuti incrementa la probabilità che i contenuti vengano selezionati dalle AI, specie nei settori “People & Society” e “History”.
- Uso di dati e statistiche: l’aggiunta di dati quantitativi o statistiche verificabili rende i contenuti più credibili e utili alle AI, con miglioramenti di visibilità fino al 97%.
Anche interventi più “stilistici” come Fluency Optimization e Easy-to-Understand — ovvero migliorare leggibilità e chiarezza — si sono dimostrati utili. Al contrario, pratiche come il “keyword stuffing” ereditate dalla SEO classica non hanno avuto alcun effetto positivo e anzi in certi casi hanno peggiorato la visibilità. Ma cosa succede dietro le quinte?
Le risposte fornite dai motori generativi non sono semplici estrazioni da un indice. Seguono un flusso articolato, simile a quello di BingChat:
- Il modello riformula la query per generare sotto-domande più semplici.
- Recupera fonti multiple da Internet.
- Genera dei riassunti per ciascuna fonte.
- Produce una risposta unificata, arricchita da citazioni in linea.
Le citazioni sono essenziali per ridurre le allucinazioni e mantenere tracciabilità delle informazioni. I contenuti che appaiono in sezioni più lunghe, più in alto nella risposta, più coerenti con la domanda e più unici, ottengono un punteggio di “impression” maggiore e, quindi, maggiore visibilità.
Due metriche principali sono usate per valutare questo impatto:
- Position-Adjusted Word Count: misura il numero di parole della citazione e la sua posizione nel testo AI.
- Subjective Impression: valuta l’influenza percepita dal lettore, rilevanza rispetto alla query, unicità e probabilità che venga cliccata.
Comparire più frequentemente e in modo prominente nelle risposte generate dai motori basati su LLM consente ai contenuti di ottenere maggiore visibilità percepita, anche senza essere ai primi posti nei motori di ricerca tradizionali. I test condotti su Perplexity.ai dimostrano che le strategie GEO più efficaci possono portare a un miglioramento della visibilità fino al 40%, rendendo i contenuti più citati, più letti e più influenti nelle risposte fornite agli utenti.
GEO è il futuro: ecco come non restare indietro
La Generative Engine Optimization non è una moda passeggera, ma la risposta strategica alla trasformazione del modo in cui le persone cercano – e trovano – informazioni online. Non si tratta più solo di “piacere a Google”, ma di entrare nel contesto cognitivo delle intelligenze artificiali generative, che stanno ridefinendo l’accesso alla conoscenza in ogni settore.
In questo scenario in piena evoluzione, Social Thingum si posiziona come partner tecnologico per tutte le realtà che vogliono anticipare il cambiamento. Progettiamo e sviluppiamo algoritmi personalizzati, sistemi basati su intelligenza artificiale, soluzioni IoT e piattaforme di e-learning intelligenti capaci di dialogare nativamente con i motori generativi.
In un mondo dove i contenuti vengono selezionati e reinterpretati dalle AI, non basta esserci. Bisogna essere leggibili, rilevanti e referenziabili.
Per approfondire come l’ottimizzazione per i motori generativi stia trasformando il retail, leggi il nostro articolo su Walmart e l’IA.
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