AI ed European Accessibility Act

Conto alla rovescia per l’inclusione digitale: ecco l’European Accessibility Act

Manca circa un mese all’entrata in vigore di una delle normative europee più decisive per il futuro della tecnologia inclusiva. Il 28 giugno 2025 diventerà finalmente applicabile l’European Accessibility Act (EAA), la direttiva che impone requisiti di accessibilità per una vasta gamma di prodotti e servizi digitali destinati al mercato dell’Unione Europea.

Questa scadenza non è soltanto un adempimento formale: è un punto di svolta. Per milioni di persone con disabilità — oltre 1,3 miliardi a livello globale, secondo l’OMS — il web e le tecnologie digitali continuano a rappresentare barriere invisibili ma pervasive, che limitano l’accesso all’informazione, ai servizi bancari, all’istruzione, al lavoro. L’EAA mira a superare queste barriere, uniformando gli standard a livello europeo e ponendo l’accessibilità al centro della progettazione tecnologica.

In questo nuovo contesto normativo, l’intelligenza artificiale si configura come un potenziale alleato formidabile. Lo dimostra, tra gli altri, il caso di Nexus Inclusion, startup irlandese che ha recentemente raccolto 2 milioni di euro per sviluppare soluzioni AI in grado di semplificare la fruizione dei contenuti digitali per utenti con disabilità. La loro tecnologia è progettata per generare caption, trascrizioni automatiche e adattamenti di interfaccia in tempo reale, andando ben oltre i requisiti minimi imposti dalla legge.

Ma mentre si avvicina il 28 giugno, emergono domande cruciali. L’IA ha fatto grandi passi in poco tempo a livello di crescita, come ha dimostrato ad esempio il caso di Walmart, di cui puoi leggere sul nostro blog. Ma le imprese sono pronte? I servizi digitali che usiamo ogni giorno saranno davvero accessibili a tutti? E l’European Accessibility Act come cambia il modo in cui progettiamo la tecnologia?

Sono temi che noi di Social Thingum ci poniamo da tempo. Occupandoci di intelligenza artificiale dobbiamo tenere presenti molti temi, fra cui quello dell’interazione uomo-macchina, che riguarda anche l’EAA.

Accessibilità digitale e intelligenza artificiale: perché l’EAA è molto più di una direttiva europea

L’European Accessibility Act non è solo una nuova voce tra gli obblighi di compliance: è una dichiarazione politica e culturale. Con l’applicazione prevista per il 28 giugno 2025, l’Unione Europea compie un passo deciso verso un ecosistema digitale progettato per includere, non per escludere. E la portata di questo cambiamento riguarda tutti, non solo chi vive con una disabilità.

La direttiva nasce per eliminare la frammentazione normativa tra gli Stati membri, introducendo standard armonizzati che rendano accessibili prodotti e servizi digitali in tutto il mercato europeo. Si va dai dispositivi elettronici ai servizi bancari, dall’e-commerce alle piattaforme di comunicazione. È un cambio di paradigma: non si tratta più di “adattare” prodotti esistenti, ma di progettarli fin dall’inizio pensando alla diversità degli utenti.

In questo scenario, l’intelligenza artificiale si impone come snodo critico. Perché l’IA può essere la chiave per rendere l’accessibilità una realtà concreta, dinamica e scalabile. Ma può anche generare nuove forme di esclusione, se sviluppata senza consapevolezza. È un bivio, e la posta in gioco è altissima: l’inclusione effettiva di oltre un quarto della popolazione mondiale, oggi ancora ai margini del digitale. A maggior ragione se, come abbiamo visto in alcune ricerche di cui puoi leggere sul nostro blog, l’AI ad oggi è arrivata a livelli in cui riesce ad adattarsi facendo propri comportamenti tipici del genere umano.

La startup Nexus Inclusion è un esempio di come l’IA possa essere impiegata non per compensare, ma per abilitare. Il suo software si adatta al livello di lettura dell’utente, genera automaticamente trascrizioni e sottotitoli, integra tecnologie assistive senza frizioni. È il tipo di tecnologia che non chiede all’utente di cambiare, ma si modella sulle sue esigenze. In questo, va oltre la legge — e indica una direzione possibile per l’intero settore.

Non è un caso che l’EAA venga oggi letta anche come un’opportunità strategica per l’innovazione. Le aziende che anticipano la transizione accessibile, quelle che scelgono di costruire esperienze digitali più inclusive, si mettono in vantaggio competitivo: non solo sul piano reputazionale, ma nell’apertura a nuovi mercati, segmenti e relazioni.

E il contesto lo richiede con urgenza: meno del 4% dei principali siti web è accessibile, eppure una persona su quattro ha bisogno di supporto per accedere ai contenuti online. Il divario è enorme, ma colmabile. L’EAA rappresenta la spinta normativa, ma è la tecnologia — e chi la progetta — a dover fare il passo decisivo.

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Rendere l’intelligenza artificiale accessibile: una sfida di progettazione inclusiva

L’accessibilità dell’intelligenza artificiale non riguarda solo il modo in cui essa può facilitare l’accesso ad altri contenuti digitali: è essa stessa una tecnologia che deve diventare accessibile. Le persone con disabilità devono poter interagire direttamente con sistemi basati su IA in modo semplice, intuitivo e senza barriere. Questo implica una revisione profonda dei processi di progettazione e sviluppo, che devono essere guidati dal principio dell’inclusività.

Un aspetto fondamentale è il coinvolgimento attivo delle persone con disabilità fin dalle prime fasi del design. Secondo quanto riportato da Harvard Business Review, queste persone non dovrebbero essere consultate solo al termine del ciclo di sviluppo per validare un prodotto già costruito, ma partecipare in modo continuativo alla definizione delle funzionalità e dei flussi di interazione. La loro esperienza diretta consente di costruire strumenti più efficaci, pertinenti e realmente usabili, superando le ipotesi spesso limitanti dei team di sviluppo.

Un altro punto chiave riguarda l’adattabilità. Le interfacce dei sistemi di IA devono potersi modellare sulle preferenze sensoriali, cognitive e fisiche dell’utente. Questo significa poter accedere ai contenuti tramite diverse modalità (voce, testo, tatto), modificare layout e struttura, integrare tecnologie assistive esistenti e — in prospettiva — permettere alla stessa IA di apprendere dalle interazioni con l’utente per personalizzare l’esperienza in modo proattivo.

Tutto ciò presuppone anche un salto culturale nelle competenze degli sviluppatori. I team che progettano IA devono essere formati all’accessibilità e avere consapevolezza dei bias che possono emergere se non si tiene conto della diversità. È cruciale che chi sviluppa sistemi IA sia esposto a linee guida specifiche per l’inclusività, ma soprattutto che collabori con esperti e community legate alla disabilità. L’accessibilità non è un dettaglio tecnico da delegare, ma una responsabilità distribuita.

Infine, ogni prodotto basato su IA dovrebbe essere sottoposto a test di accessibilità in tutte le sue fasi di sviluppo, con il coinvolgimento diretto degli utenti finali. Solo così si possono rilevare barriere invisibili e correggerle prima del rilascio. La valutazione non deve limitarsi al funzionamento tecnico, ma includere anche l’esperienza percepita, l’efficacia comunicativa e la facilità d’uso per chi ha abilità diverse.

Rendere l’IA accessibile non è solo un obbligo etico o legale, ma un’opportunità concreta per creare tecnologie più intelligenti e inclusive per tutti. Se progettata con attenzione, l’intelligenza artificiale può diventare un potente strumento di equità — a condizione che non dia per scontato nessun utente.

Verso un futuro accessibile e intelligente: il ruolo di chi sviluppa tecnologia

L’European Accessibility Act non è solo una scadenza normativa: è un invito a ripensare il digitale come spazio realmente aperto a tutti. Le aziende che sapranno cogliere questa sfida non si limiteranno a rispettare la legge: diventeranno pionieri di un nuovo standard tecnologico, dove accessibilità, innovazione e intelligenza artificiale si intrecciano per creare soluzioni più eque, più umane, più sostenibili.

È in questo scenario che realtà come Social Thingum si posizionano come partner ideali. Con la sua esperienza nello sviluppo di algoritmi avanzati in ambito AI, Internet of Things e social e-learning, Social Thingum è già oggi al fianco di imprese e organizzazioni che vogliono costruire tecnologie inclusive, intelligenti e conformi alle normative europee.

Che si tratti di migliorare l’accessibilità di una piattaforma e-learning, progettare interfacce adattive per servizi pubblici o integrare moduli di IA inclusiva in soluzioni aziendali, il know-how di Social Thingum è pronto a trasformare la conformità in valore aggiunto.

Vuoi capire come rendere la tua tecnologia conforme all’EAA e potenziata dall’intelligenza artificiale? Parla con il team di Social Thingum: l’innovazione accessibile parte da chi ha il coraggio di pensarla diversamente.

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